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LO STRETCHING STATICO

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Tempo di lettura medio: 3 minuti

Sei sicuro di aver mai fatto Stretching Statico?

Quando si parla di Stretching Statico, ci si riferisce alla prima metodologia ideata utilizzata per il miglioramento della flessibilità: una pratica con molti pregi e pochi difetti anche se, è consuetudine pensare, che non debba essere praticata prima di gare in quanto riduce la performance atletica ma, nella realtà, per fare un esempio, è stata utilizzata da Usain Bolt prima di fare i suoi record del mondo di 9’58’’ sui 100m ai Mondiali di Berlino nel 2009.

stretching statico

Lo stretching statico e la flessibilità umana

Ad eccezione di alcuni rarissimi casi, come per esempio i contorsionisti del circo, tutti hanno bisogno di fare stretching, sia che siano atleti, che persone sedentarie: ognuno ha i propri bisogni specifici e la necessità di allungare i muscoli che ne hanno più bisogno.

Per comprendere gli adattamenti che porta la pratica dello Stretching Statico è necessario conoscere i fattori limitanti della flessibilità umana; la capacità delle nostre articolazioni di potersi muovere in libertà è determinato non solo dalla lunghezza dei muscoli, ma anche dalla flessibilità delle strutture non contrattili (tendini, capsula articolare, legamenti, ecc…), dalle limitazioni date dalla forma delle ossa che compongono l’articolazione e dal controllo che ha il sistema nervoso sulla contrazione muscolare e di conseguenza dalle nostre abitudini quotidiane.

La pratica dello Stretching Statico condiziona principalmente i muscoli e le strutture non contrattili e, di conseguenza, anche le abitudini quotidiane dal momento che per avere dei risultati bisogna inserire tale pratica nella routine quotidiana.

Inoltre, è la forma di allungamento più utilizzata e famosa per la sua semplicità e sicurezza di esecuzione; infatti, è tra tutte le metodologie quella con la pratica di esecuzione più sicura e meno traumatica che può essere svolta da tutti e a tutte le età in quanto non richiede movimenti particolari o una notevole conoscenza della propria corporeità.

stretching statico

Come e quanto farlo

Lo Stretching Statico, se fatto con regolarità durante il processo di allenamento, porta degli adattamenti cronici a quella che definiamo flessibilità statica: le evidenze scientifiche sostengono che bisogna eseguire più ripetizioni dello stesso esercizio per avere un buon adattamento.

Come per gli allenamenti di forza, sono necessarie ripetizioni e serie per ogni esercizio, infatti si richiede che ogni muscolo venga allungato per più di un minuto nel volume totale dell’allenamento e, per ogni esercizio finalizzato ad un determinato movimento, bisogna compiere dalle 2 alle 4 serie di ripetizioni.

La letteratura riferisce anche che è bene svolgerlo con costanza durante tutto l’anno e non limitarsi ad utilizzare questa tecnica in qualche mese e, per queste motivazioni, è bene farlo rientrare nella routine di allenamento.

Conclusioni

Lo Stretching Statico è sicuramente la metodologia più comoda da svolgere se si vuole migliorare la flessibilità statica. È un’attività atraumatica che può essere svolta da chiunque e che non riduce la performance atletica, anche se porta ad una parziale riduzione del reclutamento muscolare.

É un’attività che va programmata con serie e ripetizioni del medesimo esercizio e naturalmente svolta dai muscoli che ne hanno necessità previa valutazione posturale che indica in che distretti va svolta al fine di raggiungere i massimi risultati.