QUANDO TROPPO STRETCHING NON FA BENE ALLA SALUTE E ALLA PERFORMANCE
Lo stretching spesso viene raccontato come una metodologia che fa sempre bene, tuttavia questa affermazione non risulta sempre corretta.
La sua pratica non è un’attività miracolosa sempre utile da praticare, ma anzi, per avere i massimi benefici bisogna capire quando è utile e quando no.
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COME CAPIRE SE ABBIAMO BISOGNO DELLO STRETCHING
Lo stretching, come tutti gli altri esercizi fisici, va svolto quando il soggetto ha necessità e bisogno. La motivazione che può spingere una persona a fare stretching può essere un miglioramento dello stato di salute oppure un miglioramento della performance sportiva.
Lo stretching è l’esercizio che ci serve a migliorare la flessibilità delle articolazioni, e per questo, va praticato sui muscoli che presentano più rigidità; essendo la flessibilità una variabile articolazione- dipendente, bisogna prima riconoscere quelle che sono le articolazioni più rigide del sistema di movimento in modo da poter svolgere esercizi mirati.
La cosa più importante da valutare è se esiste un reale bisogno: esistono soggetti che per motivi di salute non necessitano di svolgere stretching, come ad esempio un contorsionista del circo che ha già una flessibilità superiore alla media e che la sua pratica è solamente legata a questioni di performance. Una persona con una flessibilità eccessiva avrà una conseguente instabilità delle articolazioni; condizione rischiosa tanto quanto un’ eccessiva rigidità articolare dal momento che fare stretching non vuol dire necessariamente prevenire gli infortuni.
QUANDO CI FA BENE e QUANDO NON CI FA BENE
In un soggetto con delle importanti rigidità articolari è bene fare stretching ma non generalizzato: bisogna far in modo di andare ad allungare i muscoli che risultano meno flessibili, andando a effettuare degli esercizi utili a liberare il movimento. Ad esempio, se si ha una limitazione dell’estensione del ginocchio bisognerà svolgere un allungamento dei flessori del ginocchio (hamstring) proprio perché, durante un’estensione di ginocchio, si ha un allungamento di questi muscoli.
Quindi, per rendere lo stretching salutare, bisogna in prima analisi valutare le libertà di movimento e solo successivamente decidere gli esercizi da svolgere.
Lo stretching se viene svolto su articolazioni instabili che hanno già un eccessivo grado di libertà non fa bene alla salute: come precedentemente spiegato, non bisogna andare a migliorare la flessibilità di articolazioni già troppo flessibili, questo le renderebbe ancora più instabili. Riprendendo l’esempio dell’iperestensione di ginocchio (oltre i 180 gradi) non bisognerà eccedere in esercizi di allungamento dei muscoli flessori del ginocchio perché, a seguito di una valutazione posturale, essi risulteranno già particolarmente allungati e il loro ulteriore allungamento renderebbe ancora più instabile il ginocchio stesso.
L’EQUILIBRIO MUSCOLARE
Concetto fondamentale da tenere in considerazione nella proposta degli esercizi di stretching è il principio di equilibrio: un’eccessiva rigidità così come un’eccessiva flessibilità sono situazioni di rischio, ma avere un buon rapporto tra i muscoli agonisti ed antagonisti delle articolazioni, porta ad armonizzare i movimenti e prevenire gli infortuni. Il giusto rapporto tra i muscoli della medesima articolazione (equilibrio muscolare) permette un movimento più efficace e più efficiente e, di conseguenza, si avrà un miglioramento delle performance.
CONCLUSIONI
Non si può definire lo stretching un esercizio che faccia bene in assoluto ma bisogna sempre capire se è necessario farlo e dove andare a farlo. Esclusi rari casi, generalmente tutte le persone hanno bisogno di allenare la flessibilità, ma è importante capire dove si ha bisogno per fare in modo che lo stretching faccia bene al corpo di chi lo pratica.
Un valido trainer o allenatore sa identificare i muscoli che necessitano di allungamento e conseguentemente renderà tale pratica utile al miglioramento della salute e della performance sportiva.