La Pneumologia è quella branca della medicina che studia le malattie dell’apparato respiratorio. Le vie respiratorie e i polmoni, come sappiamo, possono essere bersaglio di malattie provocate da batteri, virus e sostanze tossiche che possono penetrare con facilità veicolati dall’aria che respiriamo. L’arrivo del virus Sars-Cov-2, ha obbligato il nostro organismo e in particolare il nostro sistema respiratorio sul piano biologico e il nostro Sistema Sanitario Nazionale sul piano organizzativo e dell’erogazione delle cure ad un duro impegno per fronteggiare e combattere questa nuova malattia.
Abbiamo intervistato il Dott. Patessio Montagner Antonio, specialista in Pneumologia, che da anni collabora presso il Centro Medico Polispecialistico Meditel di Saronno. Abbiamo parlato del Covid19, chiedendogli di spiegarci, in maniera scientifica, che cosa succede al nostro corpo e perché questo virus per alcune persone può risultare fatale.
Indice dei contenuti
- 1 Dott. Patessio Montagner, ci può spiegare come il virus SARS-COV-2 attacca il sistema respiratorio e quali sono i sintomi?
- 2 Ci sono diversi livelli di gravità dell’infezione? E quali sono le condizioni per cui è necessario un ricovero ospedaliero?
- 3 Quali sono gli esami che vengono effettuati per capire se i polmoni sono stati colpiti dal virus? E come appaiono i polmoni colpiti dal virus a differenza di quelli normali?
- 4 Nei casi particolarmente gravi quanto dura la malattia e quando una persona incomincia a respirare autonomamente?
- 5 Al di fuori dell’ospedale, a chi ci si può rivolgere per il prosieguo del recupero?
- 6 In che situazioni consiglia la riabilitazione respiratoria?
- 7 Per una ripresa ottimale quali consigli dà ai suoi pazienti?
Dott. Patessio Montagner, ci può spiegare come il virus SARS-COV-2 attacca il sistema respiratorio e quali sono i sintomi?
Il Sars-Cov-2 è un virus appartenente alla famiglia dei Coronavirus. All’interno del virus è presente il genoma virale, ovvero un filamento di RNA (acido ribonucleico), che contiene le istruzioni per replicare il virus stesso. Sulla parte esterna invece ci sono delle proteine, una delle quali (detta Spike) viene usata dal virus per attaccarsi al recettore ACE2, presente sulla superficie delle cellule del nostro organismo.
Una volta effettuato questo legame, il virus può entrare nelle cellule e iniziare a replicarsi, fino alla morte della cellula stessa. Il SARS-COV-2 compie questo processo prevalentemente nelle vie aeree sia perché le vie aeree sono la porta d’ingresso principale del virus, sia perché le cellule che rivestono le mucose del naso e della gola fino agli alveoli sono molto “ricche” di recettori ACE2 e quindi maggiormente attaccabili.
I danni provocati a livello degli alveoli possono essere particolarmente gravi dal momento che questi sono le strutture polmonari deputate allo scambio gassoso tra aria ambiente e sangue capillare. Si spiega così il motivo per cui molti malati non riescono ad assumere dall’aria che respirano abbastanza ossigeno da soddisfare le esigenze corporee e hanno quindi bisogno di un maggior apporto di ossigeno, che viene fornito a domicilio attraverso bombole o, in ospedale, attraverso un impianto centralizzato.
Un ulteriore peggioramento della capacità dei polmoni di assumere l’ossigeno deriva poi dal fatto che il virus può provocare microtromboembolie dei vasi sanguigni polmonari (ovvero ostruzioni dovute ad accumulo di materiale solido all’interno del vaso), che impediscono al sangue di fluire correttamente e quindi di assumere l’ossigeno che verrà poi distribuito in tutti gli organi del corpo.
Oltre all’apparato respiratorio il virus può colpire molti altri organi e apparati, con un’ampia variabilità da persona a persona. La sintomatologia può risultare così molto diversa: si va da persone completamente asintomatiche a persone che presentano sintomi come quelli del raffreddore comune (starnuti, naso che cola), oppure mal di gola, febbre, tosse, mancanza di respiro.
A questi possono aggiungersi, o presentarsi anche indipendentemente dai sintomi respiratori, vomito, diarrea, congiuntivite, eruzioni cutanee, perdita del senso dell’olfatto e del gusto, sensazione di ottundimento mentale, dolori muscolari generalizzati, intensa astenia (senso di profonda stanchezza senza aver eseguito alcuna o solo lieve attività fisica).
Ci sono diversi livelli di gravità dell’infezione? E quali sono le condizioni per cui è necessario un ricovero ospedaliero?
Sì, esistono diversi livelli di gravità: si va dall’assenza di sintomi, come abbiamo ricordato prima, fino a quadri clinici particolarmente gravi e, in molti casi, purtroppo fatali. E’ necessario pertanto valutare il paziente in maniera molto attenta, soprattutto se anziano e affetto da patologie concomitanti e/o pregresse.
L’età avanzata è sicuramente uno dei maggiori fattori di rischio, mentre le patologie che devono mettere in allarme perché possono far sì che il decorso della malattia sia più impegnativo e grave sono le malattie cardiovascolari, il diabete (soprattutto se con complicanze neuropatiche e vascolari), le patologie croniche dell’apparato respiratorio e stati di immunodeficienza (ad esempio in soggetti in trattamento con chemioterapia).
In caso di malattia da Covid19 è bene misurare la saturazione del sangue, che indica la percentuale di emoglobina contenuta nei globuli rossi “carica” dell’ossigeno che viene trasportato verso gli organi e i tessuti: quando questi valori sono bassi possono manifestarsi affanno e difficoltà nella respirazione perché la quantità di ossigeno nel sangue non è più sufficiente per le normali attività dell’organismo. Una saturazione pari o inferiore al 90-92% è un campanello d’allarme per il ricovero.
Questo dato va controllato almeno 4/5 o più volte al giorno soprattutto nei pazienti con patologie aggiuntive, poiché questi malati possono presentare dei peggioramenti rapidi, dopo un periodo di apparente stabilità della malattia. In ospedale possono essere messe in atto diverse strategie per aiutare il paziente a respirare: dalle cannule nasali o mascherine per somministrare ossigeno, al casco respiratorio fino all’intubazione e quindi alla respirazione supportata da una macchina: scelte che dipendono da come evolvono i parametri emogasanalitici e clinici.
Quali sono gli esami che vengono effettuati per capire se i polmoni sono stati colpiti dal virus? E come appaiono i polmoni colpiti dal virus a differenza di quelli normali?
In un paziente che è risultato positivo al tampone, possono essere utilizzati l’esame radiografico del torace (Rx torace) oppure la TAC torace. Questi esami evidenziano la possibile presenza di addensamenti a livello polmonare. A livello di immagine il polmone, essendo un organo ventilato, appare più scuro rispetto ai tessuti circostanti, mentre in presenza di addensamenti, ovvero di materiale infiammatorio causato dall’infezione virale, si osservano aree più chiare.
Nei casi particolarmente gravi quanto dura la malattia e quando una persona incomincia a respirare autonomamente?
La durata della malattia nei casi gravi dipende da diversi fattori: la carica virale con la quale si è venuti in contatto, la presenza di patologie concomitanti, l’età, i fattori genetici individuali o l’insorgenza di complicanze non previste. E’ quindi difficile essere precisi, in media però da due settimane a due mesi. Ultimamente, tuttavia si è dimostrato che un migliore e più precoce approccio terapeutico può ridurre in modo significativo i tempi di ricovero e conseguentemente di recupero.
Al di fuori dell’ospedale, a chi ci si può rivolgere per il prosieguo del recupero?
A conclusione del ricovero ospedaliero viene redatta una lettera di dimissione in cui si informa il paziente sui comportamenti da osservare al domicilio e si programmano visite di controllo ed esami da dover effettuare per valutare il decorso e l’avvenuta risoluzione della malattia. In questo specifico caso vengono prescritti esami e visite pneumologiche ed un possibile percorso di riabilitazione respiratoria in strutture idonee e adibite alla gestione di pazienti con difficoltà respiratorie.
In che situazioni consiglia la riabilitazione respiratoria?
La riabilitazione respiratoria viene consigliata a tutti quei pazienti che alla guarigione della fase acuta presentano ancora delle difficoltà a recuperare uno stato di salute soddisfacente, se non uguale a quello precedente la malattia. Questo si applica particolarmente a coloro che erano già affetti da patologie respiratorie croniche, soprattutto la BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) e la fibrosi polmonare. La necessità di questo percorso dovrebbe essere valutata insieme al Medico di Famiglia che conosce nel dettaglio la storia clinica del paziente. La riabilitazione dovrebbe poi essere eseguita in Strutture che possono fornire una accurata valutazione iniziale e quindi una assistenza sia medica sia fisioterapica, soprattutto nei casi più impegnativi (ad esempio in pazienti che necessitano di supplementazione di ossigeno quando eseguono attività fisica).
Per una ripresa ottimale quali consigli dà ai suoi pazienti?
In generale una ripresa graduale e moderata dell’attività fisica, uno stile di vita corretto con particolare attenzione all’alimentazione e, in alcuni casi (sembra quasi pleonastico ribadirlo, anche se l’esperienza sul campo ci induce a sottolinearlo) l’abbandono di abitudini scorrette quali il fumo di sigaretta.