Intervista alla Dottoressa Mariani Chiara, Medico di Famiglia della Città di Saronno
Negli ultimi 12 mesi la parola “Coronavirus” è stato il termine più ricercato su Internet e Social Network. Spesso, le informazioni che si trovano però sono poco veritiere e poco scientifiche.
Per questo motivo abbiamo intervistato un esperto che possa dare indicazioni certe basate su studi, esperienza sul campo ed anni di lavoro. Ringraziamo la Dott.sa Mariani Chiara, medico di famiglia operante nella Città che ha risposto alle nostre domande in maniera semplice e precisa, dando informazioni utili per limitare il contagio e per guarire dalla malattia.
Indice dei contenuti
- 1 Intervista alla Dottoressa Mariani Chiara, Medico di Famiglia della Città di Saronno
- 2 Dottoressa, ci ricorda quali sono i comportamenti da tenere in caso di positività al SARS-COV-2?
- 3 Dei suoi pazienti, in questa seconda ondata, fino ad oggi, in quanti hanno avuto il Covid?
- 4 Qual è la fascia di età più colpita e ha riscontrato delle differenze tra i generi sessuali?
- 5 Dei suoi pazienti, in quanti hanno avuto delle complicazioni importanti?
- 6 Quanto dura la malattia prima di risultare effettivamente guariti?
- 7 Sappiamo che è una malattia respiratoria: in ospedale quali sono le strategie che hanno utilizzato per consentire alle persone in difficoltà di respirare?
- 8 Le persone che si sono ammalate in forma grave, hanno avuto difficoltà nella ripresa della normale capacità respiratoria? E se sì, quali sono state queste difficoltà?
- 9 Sappiamo che questo virus colpisce anche altri organi, come lo stomaco, l’intestino: in questo caso il recupero è risultato diverso?
- 10 Ultima domanda: Lei cosa consiglia alle persone che sono state colpite dal virus per ritorna ad una forma fisica ottimale?
Dottoressa, ci ricorda quali sono i comportamenti da tenere in caso di positività al SARS-COV-2?
Per prima cosa nel momento in cui una persona scopre di essere positivo al virus deve rimanere a casa per limitare il contagio, avvisare immediatamente il medico di famiglia e seguire rigidamente le indicazioni che vengono date. Se la persona vive con altri componenti è bene separarsi dal resto dei famigliari ovvero dormire da solo, rimanere all’interno di un’unica stanza, se si ha la possibilità di avere due bagni è bene avere un bagno personale, altrimenti, se in casa esiste un unico bagno utilizzare ad ogni uso del locale delle soluzioni a base di alcool al 90% o candeggina, o qualsiasi altro prodotto che abbia all’interno queste due componenti, che permettono di disinfettare tutto l’ambiente dopo l’utilizzo.
Ricordo che il virus non si trasmette solo per via aerea e quindi risulta indispensabile pulire superfici come il lavandino o il piano del lavabo ma anche tramite la via fecale e quindi è necessario disinfettare anche i sanitari dopo ogni utilizzo; necessari sono gli asciugamani ad uso strettamente personale. Molto importante è anche il momento del pasto: mangiare separati e per ultima la persona infetta che può pulire, disinfettare e arieggiare l’ambiente della cucina. Tassativamente uso della mascherina. Si è visto che quando queste misure sono state rispettate in maniera rigida ed attenta il resto dei componenti famigliari non si è ammalato. Non commettere l’errore di pensare “Queste indicazioni sono inutili: fino a ieri eravamo insieme, se io sono malato anche i miei famigliari lo sono” perché non è detto che gli altri componenti abbiano contratto il virus fino a quel momento e quindi è giusto attuare dei comportamenti responsabili e di protezione verso i propri famigliari.
Dei suoi pazienti, in questa seconda ondata, fino ad oggi, in quanti hanno avuto il Covid?
In questa seconda ondata di pandemia su 1500 assistiti siamo a +125, circa il 10% dei miei pazienti sempre ad oggi parlando.
Qual è la fascia di età più colpita e ha riscontrato delle differenze tra i generi sessuali?
L’età è stata variabile, anche perché spesso veniva colpito il nucleo famigliare e quindi ci poteva essere dal ragazzino di 15 anni, al genitore, al nonno. Diciamo che la fascia di popolazione più colpita è stata quella sopra ai 40 anni e maggiormente gli uomini.
Dei suoi pazienti, in quanti hanno avuto delle complicazioni importanti?
Sui 125 accertati, 20 persone hanno avuto polmoniti importanti e in alcuni casi ospedalizzazione, la forma grave della malattia.
Quanto dura la malattia prima di risultare effettivamente guariti?
Dipende se si parla di guarigione clinica o da tampone. La guarigione da tampone arriva nel momento in cui il tampone da esito negativo e di solito il tampone si negativizza entro un mese. Esiste il protocollo ministeriale che indica 21 giorni il tempo necessario in cui il virus diminuisce la propria carica virale per non essere più pericoloso per il contagio verso gli altri. Tuttavia, la maggior parte delle persone aspetta la negativizzazione del tampone prima di rientrare nella società. Per quanto riguarda invece la guarigione clinica, nelle forme più semplici si può arrivare ad un mese, dai 3 mesi in sù nei casi di polmoniti gravi.
Sappiamo che è una malattia respiratoria: in ospedale quali sono le strategie che hanno utilizzato per consentire alle persone in difficoltà di respirare?
In ospedale arrivano persone che hanno difficoltà respiratorie importanti: vengono utilizzati diversi tipi di approcci che vengono valutati e scelti da parte degli specialisti in base alla condizione del paziente. L’intubazione è di sicuro l’ultima scelta terapeutica che viene presa ma che comunque ha dato importanti esiti di guarigione.
Le persone che si sono ammalate in forma grave, hanno avuto difficoltà nella ripresa della normale capacità respiratoria? E se sì, quali sono state queste difficoltà?
Anche a lungo termine i pazienti si sono verificati disponoici sotto sforzo (con una respirazione difficoltosa, con fame d’aria) con una minor resistenza allo sforzo e tachicardia, questa collegata anche all’utilizzo di farmaci che sono stati assunti come cortisonici, antibiotici e antivirali. Tutte le persone hanno verificato stanchezza e ipotono muscolare (perdita della massa muscolare). I tempi di recupero per ritornare ad una normale condizione, paragonabile a quella iniziale pre-malattia, possono variare da 1-3-6 mesi. Si è anche notato che questa stanchezza e questo affanno nel cammino è presente anche in pazienti con una Tac (esame specifico che fotografa la condizione dei polmoni) pulito, senza problemi o tessuto cicatriziale. Inoltre, ci sono stati casi con pazienti che hanno presentato una “febbriciattola” di 37,3 per anche 2/3 settimane dopo una fase grossa iniziale e la presenza di linfonodi ingranditi. Dagli esami del sangue si è verificato anche carenza di ferro che rientra tra le “sfumature” che questo virus lascia insieme alla stanchezza, segnali di un corpo debilitato.
Sappiamo che questo virus colpisce anche altri organi, come lo stomaco, l’intestino: in questo caso il recupero è risultato diverso?
La maggior parte dei pazienti sviluppa la diarrea e spesso questa condizione ci fa capire che si è entrati nella fase finale della malattia: il peggio è passato. Dalla diarrea ci si aspetta ancora circa una settimana di disturbi vari. Nessuna persona però ha avuto delle problematiche addominali successive dovute al virus.
Ultima domanda: Lei cosa consiglia alle persone che sono state colpite dal virus per ritorna ad una forma fisica ottimale?
Il Medico di base consiglia una graduale ripresa dell’attività fisico motoria, adattandosi allo sforzo con calma, senza esagerare. A volte vengono anche consigliati degli integratori per aiutare il corpo nella ripresa della massa muscolare. Il suggerimento migliore sarebbe quello di iscriversi in palestra in modo da essere seguiti da personale competente per la ripresa sia della capacità aerobica che della forza e del tono muscolare.