CHE COS’E’ LA MALATTIA DI PARKINSON
La Malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta ma progressiva.
Fa parte di un gruppo di patologie definite “Disordini del Movimento” e tra queste è la più frequente. La malattia è presente in tutto il mondo ed in tutti i gruppi etnici. Si riscontra in entrambi i sessi, con una lieve prevalenza in quello maschile. L’età media di esordio è intorno ai 58-60 anni, ma circa il 5 % dei pazienti può presentare un esordio giovanile tra i 21 ed i 40 anni. Prima dei 20 anni è estremamente rara. Sopra i 60 anni colpisce 1-2% della popolazione, mentre la percentuale sale al 3-5% quando l’età è superiore agli 85.
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E’ altresì descritta come malattia extrapiramidale in quanto coinvolge strutture cerebrali profonde, i gangli della base quali il nucleo caudato, il putamen e il nucleo pallido.
La Malattia di Parkinson è causata da un deficit nella produzione di dopamina, un neurotrasmettitore cerebrale che controlla diverse funzioni in ambito motorio, cognitivo, emotivo e affettivo.
I sintomi della malattia si manifestano in maniera asimmetrica (ovvero prevalentemente in un solo lato del corpo) e possono essere: tremore a riposo, rigidità, bradicinesia (lentezza dei movimenti) ipocinesia e acinesia (riduzione dell’ampiezza del movimento e ritardo nell’iniziare il movimento), perdita dei movimenti automatici (es: pendolarismi delle braccia mentre si cammina), alterazioni della postura (es: camptocormia e Sindrome di Pisa), instabilità posturale e perdita di equilibrio, disturbi del cammino (es: cammino a piccoli passi, freezing). Tuttavia, sia l’insorgenza che l’evoluzione della malattia non sono omogenee e ogni persona può sviluppare delle peculiarità di malattia specifiche.
Esistono anche altri sintomi legati alla Malattia di Parkinson che è doveroso far presente perché spesso non riconosciuti e/o sottostimati e riguardano la componente neurovegetativa, la sfera cognitiva e quella emotivo/affettiva. Spesso, infatti, ai “tradizionali” sintomi motori si accompagnano anche deficit dell’attenzione e della pianificazione, apatia e abulia, depressione, disturbi del comportamento, alterazione del sonno, stipsi, etc. Per questo motivo, non è possibile catalogare la Malattia di Parkinson come una “semplice” malattia motoria. Piuttosto, bisogna pensarla come una sindrome che coinvolge molti sistemi funzionali intrinsecamente collegati tra di loro.
MALATTIA DI PARKINSON, ATTIVITA’ FISICA E RIABILITAZIONE
Normalmente, il primo livello di intervento nella Malattia di Parkinson prevede la somministrazione di farmaci ad hoc da parte di un neurologo. La funzione principale di questi farmaci è quella di compensare il deficit dopaminergico alla base dei sintomi.
Tuttavia, dato l’aspetto multisistemico, l’evoluzione della malattia, l’eterogeneità dei sintomi e le diverse ripercussioni nella vita quotidiana, la presa in cura della persona con Malattia di Parkinson non può essere unicamente e strettamente farmacologica. Non solo, dati gli effetti collaterali dei farmaci sul lungo periodo e la necessità di aumentare continuamente il dosaggio, è fortemente consigliato affiancare alla terapia farmacologica quella di tipo motorio attraverso l’applicazione di attività fisica ad hoc e/o fisioterapia specialistica. Gli interventi possono ulteriormente specificarsi in caso di necessità particolari entrando in contatto con altri tipi di professionisti come lo psicologo, il terapista occupazionale, il neuropsicologo, etc.
E’ ormai riconosciuto, che l’attività motoria è particolarmente efficace nel rallentare l’evoluzione della malattia, nel ridurre la necessità di aumentare il dosaggio farmacologico e nel miglioramento dei sintomi in corso e della qualità di vita della persona. Non solo, dato il forte aggancio delle funzioni motorie con quelle cognitive e emotivo/affettive, il fare attività motoria adeguata ha una ripercussione anche sugli altri aspetti.
Idealmente, bisognerebbe iniziare a fare attività motoria adeguata fin dall’esordio della malattia, così da anticipare quanto prima gli effetti positivi che essa ha su tutte le variabili della malattia. Importante è rivolgersi a persone e/o centri specializzati che consentono di effettuare una valutazione specifica e applicare programmi di allenamento/riabilitazione targettizzati.
MALATTIA DI PARKINSON E TERAPIE COMPLEMENTARI
A fianco dell’attività fisica adattata e della riabilitazione tradizionale, è ampiamente riconosciuta l’efficacia di terapie cosiddette complementari quali lo Yoga, il Tai Chi e la Danza (solo per citarne alcune) nel miglioramento dei sintomi motori della Malattia di Parkinson, della qualità di vita e il tono dell’umore. I meccanismi di efficacia derivano principalmente dal carattere “olistico” di questi approcci e dal fatto che spesso vengono proposti in piccolo gruppo. Attraverso queste modalità di intervento vengono amplificati processi di riconnessione e consapevolezza corpo-mente che le attuali neuroscienze riconoscono essere alla base dell’esperienza delle persone. Inoltre, stimolano e incentivano abilità di socializzazione e relazione migliorando il tono dell’umore, il senso di efficacia e la qualità di vita.