La pallavolo è uno fra gli sport più praticati a livello mondiale e noi Italiani modestamente, siamo tra i primi della classe. Agli ultimi campionati del mondo maschili e femminili ci siamo classificati rispettivamente primi e terzi e a livello giovanile in Europa, abbiamo portato a casa una valanga di medaglie d’oro. Al giorno d’oggi si calcolano almeno 200 milioni di praticanti fra amatori e professionisti in tutto il mondo. La pallavolo richiede abilità specifiche come saltare, atterrare, fare brevi cambi di direzione esplosivi e schiacciare una palla in aria, il tutto associato a un’alta velocità di esecuzione. La combinazione di questi due fattori crea un ambiente di gioco ad alto rischio di infortunio per ogni singolo atleta. E’ stato visto infatti che rispetto ad altri sport, la pallavolo ha un alto tasso di infortunio e i distretti corporei maggiormente coinvolti sono senza dubbio caviglia, ginocchio, schiena e spalla.
La caviglia è l’articolazione i cui infortuni sono tutti di origine traumatica, poiché non essendo uno sport di contatto come calcio, basket o rugby, i giocatori tendono a farsi male da soli atterrando da un salto e mettendo il piede sopra un avversario o un compagno di squadra mentre si gioca sotto rete.
Indice dei contenuti
Per quanto riguarda il ginocchio la casistica di infortunio si può suddividere quasi equamente fra acuti provocati da un trauma e da sovraccarico, causati dai continui e repentini salti.
Lo stesso vale per la schiena: i continui salti e gli atterraggi, non fanno altro che causare infiammazioni da sovraccarico. Soprattutto a livello dilettante, dove spesso i giocatori sono costretti a giocare su superfici molto dure, la schiena subisce continui e repentini stress.
Per quanto riguarda la spalla invece, la grande maggioranza degli infortuni è da imputarsi a un sovraccarico di lavoro. Quando si parla di infortuni da sovraccarico (o da “overuse”) si intende tutta una serie di patologie che si sviluppano in un periodo di tempo abbastanza lungo la cui causa viene attribuita spesso ad un volume di allenamento eccessivo, nel nostro caso le schiacciate o le battute. Questa infiammazione non permette di svolgere al meglio la propria professione, soprattutto se l’atleta in questione di ruolo fa lì attaccante o schiacciatore/trice.
BREVI CENNI ANATOMICI
Vediamo velocemente, senza entrare troppo nello specifico, un po’ di anatomia della spalla. Il complesso articolare della spalla è formato da tre grandi ossa (omero, scapola e clavicola) e cinque articolazioni:
- Articolazione gleno-omerale o scapolo-omerale
- Articolazione acromion-clavicolare
- Articolazione sterno-clavicolare
- Articolazione scapolo-toracica
- Articolazione sottodeltoidea
Le due più importanti nel nostro caso sono: la gleno-omerale e l’acromionclaveare.
L’articolazione gleno-omerale è costituita dalla estremità sferica della testa omerale, che ruota su una superficie della scapola (la glenoide o glena), consentendo al braccio di compiere una rotazione vicina ai 360 gradi nello spazio.
L’articolazione acromion-claveare è formata dall’estremità della clavicola e da una parte della scapola chiamata acromion; il reciproco rapporto è mantenuto mediante una spessa capsula e robusti legamenti tesi tra di loro.
Queste articolazioni sono stabilizzate da un apparato legamentoso e muscolare complesso che garantisce alla spalla un ampio raggio di movimento nello spazio ed una potente leva articolare. Il complesso muscolare, che consente la rotazione del braccio e la sua elevazione è la famosissima cuffia dei rotatori. I muscoli che compongono la cuffia dei rotatori sono quattro e sono: il sottoscapolare, il sovraspinato, il sottospinato ed il piccolo rotondo. Ma non sono gli unici muscoli che compongono la spalla, ce ne sono parecchi altri e si distinguono in due categorie: intrinseci, che corrispondono a quelli con entrambe le estremità d’inserzione sulla spalla, e estrinseci, che sono quelli aventi una sola estremità d’inserzione a livello dello scheletro della spalla.
I muscoli intriseci della spalla sono in tutto 6: il deltoide, il sovraspinato, il sottospinato, il piccolo rotondo, il sottoscapolare, il grande rotondo.
I muscoli estrinseci della spalla, invece, sono in tutto 11: il dentato anteriore, il succlavio, il piccolo pettorale, lo sternocleidomastoideo, l’elevatore della scapola, il grande romboide, il piccolo romboide, il trapezio, il coracobrachiale, il bicipite brachiale (sia il capo lungo che il capo corto) e il tricipite brachiale (soltanto il capo lungo).
In generale, il complesso articolare della spalla permette la completa gamma di movimento del braccio garantendo flessibilità, forza e resistenza durante lo svolgimento di tutte le attività della vita quotidiana. Tutte le sue componenti, infatti, operano in sincronia per permettere un movimento completo, fluido e coordinato dell’arto superiore determinandone la flessione, l’estensione, l’abduzione, l’adduzione, la rotazione interna e la rotazione esterna.
QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO PER LA SPALLA DI UN PALLAVOLISTA
Numero totale di attacchi e battute
Il numero di volte che viene eseguito il gesto tecnico della schiacciata e della battuta è senza dubbio un fattore molto importante che incide sul sovraccarico di tutti i muscoli della spalla, specialmente della cuffia dei rotatori. Il movimento della schiacciata è un movimento biomeccanicamente molto complesso e se sommiamo tutte le volte che viene ripetuto in allenamento e in partita, la spalla è davvero sottoposta e grande stress.
Stagioni da giocatore e ruolo
Questo fattore è ovviamente collegato al precedente. Più un giocatore è in attivo e più il suo rischio di andare incontro a un sovraccarico aumenta. Secondo ricerche scientifiche il rischio si impenna notevolmente se il numero di anni di pratica consecutivi supera i 4 anni, sia che si tratti di professionisti o di amatori. E poi ovviamente il ruolo: ad esclusione del libero, tutti gli altri ruoli hanno un elevato numero di attacchi ( soprattutto banda e opposto ).
Limitato ROM della spalla e del torace.
Le strutture posteriori della spalla (capsula articolare, legamenti e cuffia dei rotatori) spesso vanno incontro a fenomeni di accorciamento o irrigidimento che possono alterare la mobilità dell’omero sulla scapola. La rigidità può portare a sindrome da conflitto posteriore della cuffia dei rotatori o impingement interno. Lo stesso discorso vale per il torace: un torace che non è in grado di estendersi e flettersi porterà la spalla a compiere un movimento compensatorio e a sforzarsi oltre il dovuto.
Squilibri di forza
Nel pallavolista, a causa del movimento di attacco e battuta, si è notato una diminuzione di forza a carico dei muscoli extrarotatori della cuffia dei rotatori. Secondo studi scientifici il rapporto di forza isometrica ottimale fra rotatori esterni e rotatori interni deve essere del 75%.
INFORTUNI PIU’ COMUNI
Tralasciando gli infortuni più gravi come lussazione, sublussazioni e fratture, le cause più diffuse che costringono un giocatore o una giocatrice a fermarsi sono:
– La sindrome da conflitto subacromiale o sindrome da impingement sub acromiale: l’origine di questa patologia risiede nella regione anatomica della spalla chiamata spazio subacromiale o outlet. La causa principale della sindrome da impingement è lo squilibrio dei muscoli della cuffia dei rotatori, che generano un movimento anomalo della spalla e risultano incapaci di funzionare da stabilizzatori. Altro motivo comune del conflitto subacromiale è un danno all’articolazione della spalla o un sovraccarico funzionale dell’arto superiore che porta alla riduzione dello spazio creando attrito tra i tendini e sofferenza della cuffia.
– La tendinite del sovraspinoso: Consistente in un’infiammazione e probabile conseguente degenerazione del tendine del muscolo sovraspinato.
– Spalla congelata, detta anche capsulite adesiva o frozen shoulder: la spalla congelata (anche nota come capsulite adesiva) è una condizione in cui l’articolazione della spalla diventa dolorosa e rigida. I suoi movimenti si riducono tanto da “congelarsi” e nei casi più gravi è necessaria l’operazione chirurgica.
COSA POSSIAMO FARE PER DIMINUIRE IL RISCHIO DI LESIONE?
La prima cosa che un giocatore o giocatrice di pallavolo può fare per non farsi male è un programma di allenamento di forza e mobilità mirato per la spalla, da fare sempre. Anzi, se si inserisse una piccola scheda di rinforzo muscolare della spalla durante il riscaldamento, sarebbe la cosa migliore. Chi gioca a pallavolo ad alti livelli si allena tutti i giorni e una routine di 10 minuti al giorno significa 60 minuti di esercizi per la spalla a settimana, 4 ore di allenamento al mese. Pensate quanto può essere potente una piccola azione ripetuta ogni giorno sulla salute dei nostri atleti. Ma gli esercizi di rinforzo non sono gli unici ad essere utili per chi gioca a pallavolo:
- Esercizi di mobilità del torace
- Esercizi di mobilità dinamica della spalla
- Esercizi di allungamento di pettorale e gran dorsale
- Esercizi di rinforzo per trapezio, romboide, gran dentato e cuffia dei rotatori.
Come attrezzatura si possono utilizzare bande elastiche, manubri, kettlebells, bilancieri e lavorare possibilmente su diversi angoli di lavoro per permettere alla articolazione e ai suoi muscoli di ricoprire tutti gli svariati movimenti che la spalla può ricoprire. Il focus maggiore dovrebbe essere dedicato maggiormente ai muscoli extra-rotatori perché, come abbiamo detto in precedenza, vi è uno squilibrio tra i muscoli intra ed extra-rotatori e spesso, gli intra-rotatori tendono ad essere più forti per chi gioca a pallavolo. In conclusione, se si vuole praticare lo sport della pallavolo per molto tempo e senza problemi, bisogna allenare le proprie spalle sempre, prendendosene cura praticamente tutti i giorni, attraverso esercizi specifici e mirati possibilmente proposti da un professionista.