Le persone che hanno subito un trapianto possono integrare nella routine quotidiana l’attività fisica con numerosi benefici sia sul corpo che sulla mente.
Molteplici studi dimostrano che l’attività fisica costituisce un elemento importante per la prevenzione delle patologie cardio-vascolari in una popolazione ad alto rischio di sedentarietà.
Per i pazienti trapiantati con una elevata mortalità cardio-vascolare la capacità di esercizio è significativamente ridotta e la consapevolezza dell’importanza di questo approccio è sottostimata in un contesto di paure e timori ingiustificati.
Indice dei contenuti
- 1 Le persone che hanno subito un trapianto possono integrare nella routine quotidiana l’attività fisica con numerosi benefici sia sul corpo che sulla mente.
- 2 I rischi del non-muoversi
- 3 Una rete di professionisti con l’obiettivo di prescrivere movimento
- 4 Perché fa bene l’attività fisica: lo studio
- 5 Le caratteristiche minime dell’attività fisica sono:
- 6 I risultati ottenuti
Nella realtà quotidiana i pazienti trapiantati presentano una ridotta capacità cardio polmonare con ridotta attività motoria.
Nei pazienti con malattia renale cronica, per esempio, non è diffusa la consapevolezza dell’efficacia di una attività fisica regolare. Infatti, sono presenti resistenze psicologiche e fisiche allo svolgimento dell’attività sia da parte di pazienti e familiari sia da parte di alcune equipe mediche ed infermieristiche che non riconoscono l’importanza del ruolo “terapeutico” dell’attività fisica.
I rischi del non-muoversi
I pazienti trapiantati presentano un aumento del peso corporeo e di patologie correlate al sovrappeso come le malattie cardiovascolari, il diabete, la dislipidemia, la sindrome metabolica, l’osteoporosi e la patologia osteoarticolare. I fattori che contribuiscono allo sviluppo di queste malattie sono, da una parte, le terapie immuno-soppressive che alterano il metabolismo, dall’altra, l’aumento dell’appetito che compare insieme al miglioramento delle condizioni fisiche nella fase post trapianto.
L’aumento del peso corporeo comporta maggiore sedentarietà e di conseguenza l’aggravamento di queste patologie.
E’ noto come l’attività fisica, sia essa leggera o moderata, come camminare o andare in bicicletta, porti benefici alla salute per qualsiasi persona ed in modo particolare ai pazienti trapiantati contribuendo a smussare alcuni effetti collaterali più frequenti delle terapie post trapianto.
Una rete di professionisti con l’obiettivo di prescrivere movimento
Per questo motivo il Centro Nazionale Trapianti ha pensato ad un protocollo: “ TRAPIANTO E ADESSO SPORT” con l’obiettivo di valutare gli effetti dell’attività fisica nel paziente trapiantato di organo solido e verificare se essa sia in grado di migliorare le condizioni fisiche del trapiantato.
E’ stata costituita una rete di esperti per selezionare, informare ed includere pazienti nel progetto, formata da medici dei centri trapianti che selezionano, in primis, i pazienti e che li seguono nel follow-up post trapianto.
In secondo luogo, sono stati coinvolti i medici della medicina dello sport sia interni che esterni al centro trapianti che, in base all’esame clinico ed ai test, prescrivono l’esercizio fisico al paziente.
Infine, i laureati in scienze motorie che sono coloro che nelle palestre somministrano gli esercizi prescritti dal medico dello sport.
Perché fa bene l’attività fisica: lo studio

Le caratteristiche minime dell’attività fisica sono:
frequenza 3 volte a settimana per 60 minuti a seduta così suddivisi: almeno 30 minuti di lavoro aerobico con l’intensità corrispondente alla soglia aerobica associata a 30 minuti di potenziamento muscolare.
Nei centri trapianto i pazienti che presentavano le caratteristiche per essere inclusi in questo studio venivano sottoposti ad esami clinici e strumentali, come per esempio: esame antropometrico, percentuale di tessuto adiposo, bioimpedenziometria, test incrementale al cicloergomico con misurazione della FC, lattacidemia e consumo di ossigeno, test di Bosco e stima della forza massima.
Sono stati selezionati 126 pazienti trapiantati da almeno 6 mesi e non più di 8 anni e sono stati divisi in due gruppi.
Gruppo A: 70 pazienti, 44 maschi e 26 femmine di cui: 44 trapiantati di rene, 17 di fegato, 7 di cuore e 2 di polmone ai quali veniva prescritta l’attività fisica con supervisione in palestra.
Gruppo B: 56 pazienti, 35 maschi e 21 femmine di cui: 41 trapiantati di rene, 12 di fegato e 3 di cuore ai quali veniva prescritta l’attività fisica da svolgere in autonomia.
Per entrambi i gruppi era prevista una valutazione al momento dell’inclusione allo studio, una dopo 6 mesi di allenamento e l’ultima dopo 12 mesi di allenamento e termine del programma.
I pazienti che hanno completato il protocollo durato 12 mesi hanno migliorato sia la salute fisica che quella mentale in entrambi i gruppi.
In particolare, oltre ad aver osservato che in questa categoria di pazienti la prescrizione dell’attività fisica non solo è possibile e sicura ma ha aiutato a ridurre la percentuale di massa grassa, a migliorare le forze negli arti inferiori ed ha migliorato il metabolismo aerobico e l’efficienza del sistema cardio-respiratorio.
Sulla base di questa esperienza italiana è stato condotto un sondaggio tra gli stati membri del Consiglio d’Europa volto a verificare l’esistenza di altri progetti o programmi sui temi relativi alla qualità di vita dei pazienti trapiantati.
I risultati ottenuti sono stati oggetto di un POSITION PAPER dal quale emerge che le autorità nazionali competenti dovrebbero educare a sensibilizzare i medici al tema della prescrizione di attività fisica personalizzata al paziente trapiantato di organo come fosse una vera e propria terapia: dovrebbe essere incoraggiata la ricerca sulla riabilitazione post trapianto e dovrebbero essere promosse campagne di informazione per la promozione dell’attività fisica coadiuvante a stili di vita sani.
I risultati ottenuti
In conclusione, l’attività fisica è fondamentale sia per le persone in attesa di un trapianto sia per quelle già trapiantate.
Uno stile di vita attivo e un’attività fisica regolare e controllata favoriscono il recupero psico-fisico post trapianto con effetti positivi sulla sopravvivenza dell’organo.
E’ necessario quindi incoraggiare la collaborazione operativa di tutte le figure professionali quali medici dello sport, medici dei Centri Trapianto, laureati in scienze motorie e fisioterapisti al fine di indirizzare verso le attività motorie più idonee.