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DIASTASI POST-PARTO: CHE COS’E’ E COSA POSSIAMO FARE

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Tempo di lettura medio: 6 minuti

Per diastasi addominale si intende l’eccessiva separazione a livello longitudinale della muscolatura retto-addominale che può avvenire dopo una gravidanza.

Anatomicamente il muscolo retto dell’addome è formato da due parti, quella di destra e quella di sinistra tenute insieme da una striscia di tessuto connettivo chiamata linea alba: durante la gravidanza la muscolatura e la linea si allargano e si espandono per far in modo che all’interno della cavità addominale possa essere ospitato il bambino e questa è una situazione assolutamente normale che avviene in tutte le donne che affrontano una gravidanza.

La diastasi è una possibile conseguenza che si può verificare dopo il parto: il ritorno alla condizione “normale” della muscolatura del retto dell’addome non avviene in modo così spontaneo e la guarigione può essere più difficoltosa. Studi recenti hanno segnalato che è una condizione che colpisce circa il 30% delle donne che hanno affrontato una gravidanza.

Come capire se si tratta di diastasi

La linea Alba, come precedentemente spiegato, è una fascia molto resistente ma poco elastica che si allarga durante la gravidanza. Tuttavia, a volte, può capitare che fatica a tornare alla sua condizione inziale e perciò tende a tenere la muscolatura retto dell’addome separata. Questa situazione se è normale per le prime settimane dal parto deve rientrare nelle 8/12 settimane; se invece ci si rende conto che la guarigione è rallentata, allora è bene tenere in considerazione che può essere una situazione in cui la muscolatura fa fatica a tornare nella sua posizione originale e che potrebbe trattarsi di diastasi.

Come al solito, il consiglio migliore è quello di rivolgersi al proprio ginecologo che saprà indicare un percorso terapeutico tuttavia, è bene sapere, che esistono diversi gradi di separazione muscolare, basata più che altro sulla dimensione, che indicano anche la gravità della situazione:

  • Diastasi di grado lieve, inferiore a 3cm;
  • Diastasi di grado moderato, tra i 3 e 5 cm;
  • Diastasi di grado severo, maggiore di 5cm.

Esistono anche dei “campanelli d’allarme” a cui dovrebbe la neo-mamma fare attenzione proprio per velocizzare i tempi di diagnosi rivolgendosi subito allo specialista: un addome che tende a gonfiarsi la sera dopo i pasti, sensazione di cedimento dei tessuti e tessuto poco reattivo, mal di schiena, senso di sazietà ed incontinenza. Tutti questi “fastidi” sono caratterizzati dal fatto che la muscolatura del pavimento pelvico deputata a sostenere gli organi interni non ha saputo recuperare, a seguito di un forte stress come la gravidanza, la tonicità ed elasticità necessaria per ritornare a svolgere il proprio compito.

 

Un auto-test

Ma la neo-mamma ha degli strumenti per capire se la muscolatura addominale sta facendo fatica a tornare nella sua posizione iniziale e può trattarsi di diastasi?

Sì, esistono dei test di autovalutazione che si possono effettuare anche a casa e che devono essere il punto di partenza per poi poter chiedere supporto specialistico. Il test di valutazione più comune si può svolgere da posizione sdraiata, con gambe piegate e piedi a terra, si devono portare le mani a livello della linea alba e bisogna iniziare a “tastare” e percepire se il tessuto muscolare sottostante risponde o invece sprofonda.

Successivamente si possono posizionare tre dita in senso trasversale appena sotto all’ombelico ed effettuare un sollevamento di testa e spalle per sentire se i muscoli ai lati si avvicinano o rimangono separati: se c’è separazione le dita trovano un avvallamento. Stessa cosa la si deve fare anche tre dita sotto e sopra all’ombelico. Questo test è consigliabile effettuarlo a 2/3 mesi dal parto per poi rifarlo dopo i 6 mesi ed è possibile effettuarlo anche in altre posizioni come per esempio in quadrupedia, proprio per comparare la risposta dei tessuti anche in altre posizioni e movimenti.

Ci può essere un’indicazione chirurgica quando la distanza percepita è superiore alle 4/5 dita, ovvero supera i 5cm e quando ci possono essere anche complicanze come delle ernie associate ma, la maggior parte delle situazioni, può rientrare con un trattamento conservativo ovvero della ginnastica e dei trattamenti specifici che permettono gradualmente e progressivamente di riprendere l’uso della zona e di far ritornare tonicità ai muscoli addominali e pelvici.

disfunzioni pavimento pelvico

Disfunzioni al pavimento pelvico

I nove mesi di gravidanza e il parto non mettono in forte stress solo la muscolatura addominale ma anche quella del pavimento pelvico che sicuramente a seguito del parto avrà bisogno di un recupero funzionale. Per muscolatura del pavimento si intende quell’area che si estende dalla sinfisi pubica al coccige e che chiude la cavità addominale in maniera trasversale e che sostiene l’uretra, la vescica, la valigia fino all’ano. Possibili disfunzioni al pavimento pelvico si manifestano con perdita di urina anche con piccoli sforzi come con colpi di tosse, starnuti, o piccoli salti, senso di pesantezza e dolori al basso ventre, stitichezza, per poi verificarsi nelle situazioni più gravi anche con prolassi degli organi interni. Nel caso questi fastidi non si risolvono spontaneamente entro i 3 mesi dal parto è  consigliato rivolgersi a specialisti come fisioterapisti ed ostetriche specializzati in questo tipo di rieducazione.

Il trattamento conservativo e la ripresa dell’attività sportiva

Una domanda che le neo-mamme rivolgono molto spesso è: quando posso iniziare ad allenarmi?

E la risposta è dipende.

Studi scientifici sostengono di far passare almeno 6 settimane dal parto e di farlo solo quando si ha parere positivo da parte del ginecologo e del medico.

Se la neo-mamma ha avuto il consenso medico è bene però che la ripresa dell’attività fisica sia fatta senza stress performative di ritorno alla forma fisica pre gravidanza e che sia seguita da specialisti dell’allenamento per graduare carichi ed allenamenti anche in virtù della sua nuova condizione; l’attività fisica deve essere fatta per un benessere psico-fisico generale della donna.

Tuttavia è bene ricordare che nei primi sei mesi dal parto sono particolarmente sconsigliati gli esercizi di addominali “classici” effettuati senza un controllo della parete (come per esempio il crunch), ovvero dove ci sono rigonfiamenti della pancia, esercizi in cui si ha poco controllo addominale e quelli particolarmente intensi come possono essere i salti o la corsa ad alta intensità

La situazione invece è ben diversa se la neo-mamma ha avuto le situazioni precedentemente elencate di separazione dei retti addominali, di disfunzione del pavimento pelvico: in questo caso è necessario effettuare una ginnastica volta al recupero funzionale muscolare delle zone che stanno avendo delle difficoltà di ritorno alla loro condizione di pre-gravidanza.

Nelle fasi inziali è consigliata una ginnastica che inizialmente rieduchi la percezione del pavimento pelvico e che permetta alla neo mamma di sentire sostegno dalla zona. E’ bene inserire esercizi di respirazione e  lavorare sulla postura e sugli allineamenti della colonna in modo che alla situazione non si aggiungono anche possibili dolori alla zona lombare che spesso sono associati alla mancanza di tono muscolare addominale ma anche alla posizione che la mamma assume durante l’allattamento e nella presa in braccio del bambino.

Per quanto riguarda invece la ripresa della muscolatura addominale è bene svolgere inizialmente una ginnastica di tipo ipopressiva e di rinforzo del muscolo trasverso dell’addome.

 

Conclusioni

 Alla luce di tutto quello che è stato elencato, è essenziale ricordare tre cose:

  • Ogni donna è diversa, così come diversa può essere stata la gravidanza, il parto e le proprie condizioni generali fisiche e psichiche. Per questo motivo vanno evitati paragoni ed è necessario che ognuna compia il percorso più adatto alla sua situazione;
  • E’ importante che ogni donna sappia riconoscere i “campanelli dall’allarme” in modo che può chiedere tempestivamente un parere del medico e degli specialisti del settore che possano aiutarla ad affrontare la situazione nel migliore dei modi;
  • È sconsigliato il fai-da-te. Evitate tutorial ed allenamenti non personalizzati. Ognuna può avere bisogno di esercizi specifici che possono essere consigliati solo dopo un’attenta valutazione iniziale.