Allenarsi regolarmente influisce positivamente sul sonno?
Spesso sentiamo parlare di disturbo dell’insonnia, ma di cosa si tratta realmente? E’ una condizione per la quale il soggetto si definisce insoddisfatto rispetto alla quantità e alla qualità del suo sonno. Ha difficoltà quindi ad addormentarsi o a mantenere il sonno per un tempo prolungato; infatti, questo disturbo può essere di diversi tipi:
- Insonnia precoce che riguarda la difficoltà di addormentamento iniziale;
- Insonnia di mantenimento caratterizzata da frequenti risvegli durante la notte;
- Insonnia tardiva con risveglio precoce al mattino;
- Insonnia mista o generalizzata quando si presentano tutte le tipologie
La gravità del disturbo la si riscontra durante le ore diurne in cui il soggetto è sveglio; una quantità e qualità scarsa di sonno riducono la capacità di far fronte alle richieste della vita quotidiana, sociali e lavorative. Inoltre, se protratto nel tempo, può essere associato a patologie più gravi come depressione, ansia e disfunzione del sistema immunitario.
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Quanto è diffuso questo disturbo in Italia?
Più della metà della popolazione adulta ha almeno una volta nella vita sperimentato un episodio di insonnia transitorio che si è quindi risolto alla scomparsa della causa scatenante. In casi più gravi, invece, il disturbo sembra persistere; si parla infatti di vero disturbo del sonno se questo ha una frequenza di almeno 3 notti a settimana e una durata di più di 6 mesi.
Le statistiche riportate dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) rilevano che 1 italiano su 3 si definisce insoddisfatto del proprio sonno. Tra questi, le percentuali maggiori le occupano gli anziani e le donne che, rispetto agli uomini, riferiscono una qualità del sonno più bassa.
Quali sono quindi le possibili cause?
L’insonnia, seppur in rari casi, può essere legata alla presenza di patologie invalidanti, ma nella maggior parte dei casi è conseguente a una scarsa qualità dello stile di vita: alimentazione non adeguata, situazioni di stress psicologico, utilizzo di apparecchi elettronici prima di coricarsi e scarsa attività fisica.
Cosa fare? Agire sullo stile di vita
Sebbene esistano vari trattamenti farmacologici per questa condizione, come spesso succede, presentano anche diversi eventi avversi. Quello che possiamo fare in primis è agire sul nostro stile di vita. Curare l’alimentazione e svolgere esercizio fisico regolare possono aiutare a dormire meglio. Il nostro corpo risponde al movimento con svariati adattamenti fisiologici: cardio-vascolari, respiratori, nervosi, ormonali… Un programma di esercizio fisico adeguato in termini di intensità, frequenza e
durata può quindi esser d’aiuto grazie alla produzione di determinati ormoni che possono agire sullo stato emotivo della persona (es: endorfine) e ridurre quindi sintomi legati allo stress, all’ansia e alla depressione e, più banalmente, un maggior impegno fisico permette di sentirsi più stanchi e più propensi all’addormentamento. Inoltre, un maggior controllo della respirazione durante gli esercizi agisce positivamente sul nostro sistema nervoso.
In uno studio condotto nel 2015 su 41 adulti (di cui 30 donne e 11 uomini), Hartescu et al. dimostrano come, aumentando il livello di esercizio fisico in soggetti inattivi che soffrono di insonnia cronica, migliorino di conseguenza diversi sintomi legati a questa condizione. Dopo 6 mesi di allenamento monitorato, il gruppo di intervento presenta un ISI (Insomnia Severity Index) inferiore, oltre che una riduzione di ansia, disturbi dell’umore e stanchezza nelle ore diurne.
Conclusioni
Nonostante ci siano molti studi riguardo i benefici, ce ne sono altrettanti che mettono in evidenza il possibile effetto contrario dell’esercizio fisico sul sonno; come sempre, il movimento può essere nostro alleato solo se dosato in base ai
nostri bisogni e alla nostra condizione fisica. Se si soffre quindi di disturbo del sonno, è consigliato intervenire sui fattori modificabili (stile di vita) partendo ad esempio da un aumento del livello di attività fisica ed esercizio fisico.